Quante vite ha un’arancia?
L’economia circolare dell’agrume più prodotto in Italia

C’è un filo invisibile che collega molti dei nostri piccoli gesti quotidiani. Bere un bicchiere di succo di frutta fresco per fare il pieno di energia. Spruzzare sui polsi la nostra essenza preferita per affrontare con sicurezza la giornata. Concedersi una tregua dai pensieri negativi attraverso una sessione di aromaterapia. Tre azioni apparentemente distanti tra loro, si rivelano invece profondamente connesse da un solo approccio: “economia circolare”. Due parole magiche che stanno finalmente rivoluzionando la filiera agroalimentare, spingendo ogni azienda a impiegare tecniche e tecnologie avanzate, organizzate per cicli, che riciclano gli scarti di produzione per generare energia verde e per dare vita a nuovi prodotti, contribuendo attivamente al benessere dell’ambiente in un’ottica di sostenibilità.

Foto: Sorsi di Gioia

Gli scarti sono una risorsa preziosa, da cui è possibile dare vita a inaspettati sottoprodotti. Ed è così che, a partire dalla sfera perfetta di un’arancia, si producono succhi, nettari, spremute di qualità e molto altro ancora. Le bucce e i residui di lavorazione possono essere utilizzati per altre applicazioni e possono essere anche riciclati. Dalle bucce è possibile estrarre i preziosi oli essenziali molto apprezzati e ricercati dalle aziende profumiere e cosmetiche. I residui della lavorazione della polpa, invece, possono essere utilizzati come ingredienti del mangime per il bestiame. 

E se quanto detto finora non basta a sorprendervi, reggetevi forte: perché negli ultimi anni l’economia circolare delle arance ha visto nascere progetti altamente innovativi, tra cui figurano numerose eccellenze italiane. L’esempio più famoso è Orange Fiber, PMI catanese che produce tessuti sostenibili a partire dal “pastazzo” di agrumi, un sottoprodotto dell’industria della spremitura che andrebbe gettato come rifiuto di produzione. Lo Studio di design Carlo Ratti Associati (CRA), nel 2019, in collaborazione con Eni, ha lanciato Feel the Peel, juice bar circolare sperimentale che accumula le bucce di scarto dalle spremute e le essicca al fine di creare una bioplastica, con cui vengono stampati in 3D bicchieri compostabili.

Foto: Andrzej Gdula

Altra eccellenza italiana è Gioia Succhi, azienda calabrese partner di Filiera Agricola Italiana. Gioia Succhi lavora arance, raccolte entro 30 km, in un’ottica di filiera corta, per produrre succhi e spremute anche biologiche, preparati ed oli essenziali, terpeni, acque aromatiche ed estratti di polifenoli. Le bucce, inoltre, diventano poltiglia utile per la produzione di biomassa. Un perfetto esempio di economia circolare!

La cartiera Favini, invece, con le bucce d’arancia ridotte a farina produce la carta crush. E Bioclin, azienda cosmetica, in collaborazione con Fondazione Slow Food, ha dato vita a uno shower gel impiegando l’acqua estratta dalla lavorazione.

In conclusione, un’arancia ha molte vite, o meglio tante quante sono le applicazioni che ancora riusciremo a trovare per lei. E non dimentichiamo che il riutilizzo non basta, da solo, alla sostenibilità: nell’economia circolare l’approccio di produttori, distributori e rivenditori è fondamentale per ridurre gli sprechi di risorse.